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Se non riusciamo a dimagrire, la causa potrebbe essere di uno squilibrio ormonale.
Lo sostiene Natasha Turner, nutrizionista naturopata, autrice del libro “The Hormone Diet” e ospite nel programma del Dr. Oz.
Gli ormoni in causa sono principalmente l’insulina (regola gli zuccheri nel sangue), la grelina (dà appetito), la leptina (dà senso di sazietà), la colecistichinina (stimola il senso di sazietà) e l’irisina (ormone prodotto dal tessuto muscolare durante l’attività fisica, in grado di convertire le cellule adipose bianche in cellule adipose brune, quelle “buone”). Tutti questi ormoni influiscono sull’accumulo di grasso, soprattutto addominale.
Secondo la Dr. Turner il segreto per attivare questi ormoni consiste in cosa mangiamo, quando mangiamo e in quale combinazione. L’orario dei pasti è il fattore numero uno per la meccanica ormonale. Aspettando troppo tempo tra un pasto e l’altro avviene un calo degli ormoni tiroidei, aumentano i livelli si stress e il metabolismo rallenta.
Il primo pasto della giornata deve essere entro un’ora dal risveglio e poi mangiare ogni 3-4 ore. Molti di noi lo fanno già, perché dopo 3-4 ore, quando calano i livelli di zucchero nel sangue, sopraggiunge la fame e si ha desiderio di mangiare. Quello che vuole sottolineare Natasha Turner è che bisogna mangiare alla stessa ora, tutti i giorni. Mangiare agli stessi orari contribuisce a tenere bassi i livelli di insulina, diminuisce l’appetito e di conseguenza il grasso addominale (è l’insulina a provocare l’accumulo di grasso, come scorta energetica).
Un’altra cosa importante è di non mangiare prima di andare a dormire. Introducendo cibo nel nostro organismo, la temperatura corporea aumenta. Al contrario, dovrebbe abbassarsi per dormire bene, perché è durante il sonno che alcuni ormoni lavorano per bruciare i grassi.
Le proteine hanno un ruolo importante nell’alimentazione, anche ai fini di perdita di peso. Quando i cibi proteici passano nell’intestino tenue, stimolano le cellule che rivestono le sue pareti. Al passaggio delle proteine, queste cellule percepiscono i loro segnali e stimolano la secrezione di ormoni nell’organismo. Questi, attraverso il nervo vago, arrivano al cervello e gli comunicano un senso di sazietà e soddisfazione (e si smette di mangiare). Le proteine stabilizzano gli ormoni, calmano la fame e migliorano il metabolismo. La quantità da consumare dovrebbe costituire il 35% dell’apporto calorico, ad ogni pasto (dimensioni e spessore del palmo della propria mano). Le migliori sono quelle magre, come uova, formaggio magro, ricotta e fiocchi di latte, che non causano infiammazione nell’organismo.
Altri cibi che attivano gli ormoni sono i semi di canapa, fonte di acido gammalinoleico, che favorisce lo smaltimento del grasso addominale. Sono ricchi di fibre e danno un senso di sazietà. Bastano 2-3 cucchiai al giorno, aggiunti a frullati, hummus o insalate.
La cannella e scientificamente dimostrato che ristabilisce l’equilibrio insulinico e con il suo gusto gradevole e dolce può sostituire lo zucchero nei frullati.
Il curry in foglie è antinfiammatorio, antiossidante e regola i livelli di zucchero e di insulina nel sangue.
Le uova sono superproteiche e se si mangiano a colazione si tende a mangiare meno durante la giornata. I bianchi contengono proteine e i rossi contengono grassi buoni, che controllano l’appetito, danno un senso di sazietà e smorzano la fame compulsiva. In più le uova aiutano la produzione di estrogeni e progesterone, ormoni che prolungano la giovinezza e controllano il grasso in eccesso.
La dottoressa Turner consiglia di mangiare 4 bianchi e 1 tuorlo, oppure 2 uova intere a colazione.
Un altro consiglio è bandire i cibi nemici del dimagrimento, che assumiamo pensando che siano benefici, ma in realtà non lo sono, come i dolcificanti artificiali. Essi non aumentano gli zuccheri nel sangue, ma quelli dell’insulina, stimolando la fame e predisponendo all’accumulo di peso.
Si sa che i carboidrati semplici (zucchero, farina bianca, bibite ecc.) causano l’aumento degli zuccheri nel sangue, ma a volte anche i carboidrati complessi lo fanno. Il diabete è uno scompenso insulinico, quindi non basta evitare i carboidrati semplici, ma limitare anche quelli complessi. Se continuate a ingrassare o se avete ritenzione idrica è bene eliminare gradatamente anche i carboidrati “buoni”, per poi reinserirli nella dieta e osservare la reazione che hanno su di voi.
Le alternative sono i carboidrati assimilabili come ortaggi amidacei (patate dolci, carote, fagioli, zucca, segale, quinoa), che limitano l’insulina e quindi l’accumulo di grassi.
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