Sono rare le persone che almeno una volta nella vita non hanno pensato di fare un po’ di dieta per dimagrire, specialmente quando si avvicina l’estate e si tirano fuori i vestiti più leggeri e il costume da bagno.
Il grasso sull’addome e sui fianchi significa anche grasso sugli organi interni, il cosiddetto grasso viscerale, che è molto più pericoloso del grasso che abbiamo sui fianchi, sulle braccia e sulle cosce, perché è un vero organo che produce ormoni e altre sostanze dannose, per esempio citochine, che sono delle proteine infiammatorie.
Come sapere se abbiamo grasso viscerale
La circonferenza della vita è un indicatore di grasso viscerale. Se supera gli 88 cm per le donne e i 102 cm per gli uomini, significa che gli organi interni sono già avvolti nel grasso. Se ci sono anche altri disturbi, potremmo avere una sindrome metabolica.
Disturbi che caratterizzano la sindrome metabolica
Ecco alcuni disturbi che possono accompagnare il grasso viscerale e condurre alla sindrome metabolica:
- Pressione sanguigna superiore a 130/85 mm/Hg.
- Glicemia sopra 100 mg/dl.
- Trigliceridi sopra 150.
- Colesterolo HDL (buono) inferiore a 40 mg/dl per gli uomini e 50 mg/dl per le donne.
Anche le persone normopeso possono soffrire della sindrome metabolica, i cosiddetti magri con la pancia.
La sindrome metabolica aumenta di due fino a quattro volte il rischio di malattie cardiovascolari, diabete e cancro.
Come sbarazzarsi del grasso
Un buon inizio è ridurre il numero di pasti nella giornata.
La finestra alimentare, cioè le ore in cui si consumano i pasti, deve essere più breve, cioè 6-8 ore. Anche tra i pasti ci deve essere un intervallo di digiuno, quindi dobbiamo rinunciare alle merende, anche se si tratta di barrette o frullati proteici.
Il pancreas produce insulina ogni volta che mangiamo. Questa è importante per indirizzare il glucosio alle cellule (come un carburante), ma ha anche il compito di stoccare le calorie in più, sotto forma di grasso. Più mangiamo più produciamo insulina.
A un certo momento le cellule non rispondono più in modo corretto e si produce una resistenza all’insulina.
Come sapere se abbiamo una resistenza all’insulina
Chi ha una resistenza all’insulina non riesce a resistere più di qualche ora senza mangiare, perché sente molta fame.
Dovrebbe fare analisi del sangue per misurare l’insulina, la glicemia, l’emoglobina glicata, l’indice HOMA (che misura direttamente la resistenza all’insulina), e quello che suggerisce il proprio medico.
Per molto tempo ci hanno insegnato a mangiare poco e spesso, per aumentare il metabolismo e per evitare di avere fame ed esagerare con il cibo. Sul breve periodo mangiare frequentemente potrebbe aiutare a dimagrire, perché si consuma più energia per la digestione. Sul lungo periodo, però, aumenta la resistenza all’insulina e sarà sempre più difficile mantenere il peso.
I pasti frequenti, inoltre, sollecitano il sistema digestivo e causano l’usura dell’organismo e la diminuzione di energia necessaria per le altre funzioni del corpo e un invecchiamento precoce.
L’intestino ha all’interno uno strato di muco protettivo. Funziona come una barriera che permette l’assorbimento delle sostanze nutritive, bloccando allo stesso tempo i batteri e le molecole dannose.
Più mangiamo, più questo strato protettivo si consuma e diventa più sottile, specialmente se consumiamo alimenti irritanti.
L’intestino diventa permeabile e sostanze nocive, che superano la barriera, arrivano nel sangue e causano infiammazione, fino a malattie autoimmuni.
Quando l’intestino è infiammato l’assorbimento dei nutrienti si compromette e sentiremo la necessità di mangiare di più. Non nutrendoci sufficientemente, rimarremo con la sensazione di fame.
Come sbarazzarsi del grasso addominale
Un modo per perdere più velocemente il grasso addominale è praticare il digiuno intermittente (lo spiego dettagliatamente nel mio libro Dieta Chetogenica e Digiuno Intermittente – La squadra che vince, in cui illustro come combinando il digiuno intermittente e la dieta chetogenica si ottengano risultati più rapidi e sicuri).
La riduzione della finestra calorica (l’intervallo di tempo in cui consumiamo i nostri 2-3 pasti) deve avvenire gradatamente. La cosa più semplice è posticipare ogni giorno l’ora della colazione, fino a saltarla direttamente. In questo modo avremo 16-18 ore di digiuno, cioè un intervallo di tempo in cui non mangiamo, ma beviamo acqua e caffè o tisane senza zucchero.
Bisogna variare il modo di digiunare, cioè farlo intermittente.
Per esempio si può saltare il pranzo o la cena, come viene più comodo, anche in base agli impegni.
In altri giorni, per esempio nel weekend, si può tornare alle abitudini, senza esagerare con le quantità.
Per quelli che si sentono più determinati, sarebbe bene fare un digiuno di 24 ore una volta alla settimana e uno di 48 ore una volta al mese.
Non è consigliabile digiunare di più perché quando dimagriamo le tossine contenute nel grasso si liberano nel sangue e dovrebbero essere eliminate dal fegato con la bile. Se non mangiamo non produciamo abbastanza bile e il processo disintossicante rallenta.
Questo è specialmente importante per chi soffre di calcoli o non ha più la cistifellea.
All’inizio può essere un po’ più difficile, specialmente se la resistenza all’insulina è forte, ma col tempo l’organismo si adatta. Associando la dieta chetogenica, tutto diventa più semplice, perché diminuisce la sensazione di fame.
Far riposare più a lungo il sistema digestivo ha innumerevoli vantaggi e previene molti disturbi metabolici.
Buon dimagrimento!
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