L’invecchiamento prima o poi tocca a tutti noi, quindi tanto vale affrontarlo con consapevolezza e anticipare i tempi, anziché aspettare che qualcosa vada storto.
Il Dott. Filippo Ongaro, primo medico italiano certificato in anti-aging, ci dà alcuni preziosi consigli di cui parlerò di seguito.
Grazie ai progressi della medicina è stato possibile un notevole allungamento della vita media, ma non è cambiata la qualità della vita, soprattutto negli ultimi anni della nostra esistenza. Sembra essersi allungato il periodo di malattia e sofferenza, anziché quello di vero benessere ed efficienza. Non credo che sia importante vivere a lungo se si soffre e non si è più autosufficienti.
Longevità vuol dire vivere a lungo, e oggi viviamo già a lungo. Le statistiche infatti mostrano un aumento impressionante degli ultracentenari. La maggioranza di questi longevi, però, vive gli ultimi anni con una qualità della vita molto bassa, con una necessità di assistenza e supporto farmacologico e/o ospedaliero enorme, che già mette in crisi il sistema sanitario.
Non dobbiamo focalizzarsi sulla longevità, quindi, molto meglio parlare di qualità dell’invecchiamento, di quali sono le cose a cui dobbiamo fare attenzione per garantire che se vivremo a lungo, vivremo bene, saremo energici e autonomi fino alla fine (o il più vicino possibile alla fine). Dobbiamo cercare di salvaguardare la nostra capacità funzionale più a lungo possibile e di comprimere le malattie il più vicino possibile al momento della morte.
Questo si può fare solo cominciando a lavorare su noi stessi molto presto, quando siamo ancora in salute.
Secondo il Dr. Ongaro, la qualità dell’invecchiamento dipende da questi fattori:
- per il 50% dal nostro stile di vita: se fumiamo, se beviamo troppo alcol, se siamo sedentari, oppure, al contrario, facciamo attività fisica e abbiamo una corretta alimentazione. Significa che il nostro comportamento, le scelte della vita quotidiana sono fondamentali e determinano la parte più importante di ciò che ci porta a vivere a lungo, ma soprattutto a vivere bene.
- un altro 20% dipende dalla genetica, cioè da quel patrimonio di capacità che ci sono state trasferite dai nostri genitori. Nelle famiglie in cui ci sono delle persone longeve e sane, c’è un’alta possibilità che alcuni di questi geni protettivi siano stati trasferiti alla generazione successiva.
- un altro 20% dipende dall’ambiente, su cui purtroppo non abbiamo il controllo: qualità dell’aria, le sostanze chimiche negli alimenti, nell’acqua, quanta natura c’è intorno a noi, che rumori ci sono, quanto stress c’è etc.
- il 10% dipende dalle cure che ci possono essere fornite per mantenere la qualità della vita il più a lungo possibile. Sull’aspetto genetico possiamo fare abbastanza poco, ma possiamo fare qualcosa sul comportamento, che stimola l’espressione dei nostri geni.
Alcuni ricercatori hanno individuato le cosiddette “zone blu” cioè delle aree del mondo dove ci sono tante persone che non solo vivono a lungo, ma vivono bene, cioè sono autosufficienti fino alla fine. Le isole di Okinawa in Giappone, alcune zone della Grecia e del Costa Rica, in Sardegna e altre. La caratteristica che accomuna queste zone è l’isolamento, quindi sono zone in cui è stato mantenuto uno stile di vita antico, un’alimentazione moderata, con alimenti locali e genuini, uno stile di vita molto contadino a contatto con la natura, comunità in cui le persone si frequentano abitualmente (anti stress). Tutto questo è difficilmente applicabile nel mondo occidentale, ma possiamo cercare di creare nel nostro ambiente una serie di stimoli simili a quelli delle zone blu, adottando i quattro fondamenti di una vita sana:
- una corretta alimentazione, privilegiando verdura, frutta, proteine magre, grassi buoni e carboidrati integrali.
- assunzione di integratori alimentari (per colmare le carenze di un’alimentazione sempre più industrializzata e piena di sostanze chimiche).
- costante allenamento fisico (per sostiture il lavoro fisico che in occidente ormai non si fa più).
- una pratica disciplinata della gestione della mente e della parte psico-emotiva, attraverso tecniche di rilassamento come la meditazione, mindfulness etc. Un’altra caratteristica delle persone delle zone blu infatti è un aspetto positivo della loro parte emotiva, che permette sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. Non è una questione di fortuna, ma piuttosto di un allenamento quotidiano. Nel mondo Orientale, per esempio, l’ottimismo, la positività, la capacità di lasciare andare le tensioni e lo stress è la conseguenza di una pratica continuativa di tecniche di meditazione e di rilassamento, del tutto simile all’allenamento fisico.
Tutta dipende da noi, dobbiamo solo capirlo e iniziare a darci da fare!
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