La cicoria, o cataloga, è una pianta dal sapore amarognolo (dovuto all’acido cicorico). Il suo nome botanico è Chichorium intybus.
E’ conosciuta già dall’antichità per le sue proprietà nutrienti e per le proprietà curative, specialmente delle malattie legate al fegato e al pancreas.
Si coltiva facilmente in tutta l’Italia, quindi è disponibile tutto l’anno. Non possiamo farci sfuggire questa verdura a buon mercato, ricca di vitamine (A, B1, B2, B3, C, K), di minerali (calcio, potassio, fosforo) e di fibra.
Grazie alla ricchezza di potassio e al basso contenuto di sodio, la catalogna è diuretica e, considerando anche il basso apporto calorico (23 calorie per 100 grammi), è indicata nelle diete dimagranti. Inoltre contiene una buona quantità di fibra, che sazia e facilita il transito intestinale. Un’altra sostanza importante contenuta nella cicoria è l’inulina, che ha la capacità di regolare la flora batterica intestinale, fungendo da prebiotico, quindi nutrendo e aumentando i batteri buoni, specialmente Bifidobacteria, e diminuendo i batteri cattivi. In questo modo protegge l’intestino dal cancro al colon. La cicoria contiene vitamina A, betacarotene, carotenoidi, flavonoidi come la rutina e la quercetina – antiossidanti che prevengono le malattie oculari come cataratta, cecità al crepuscolo etc.
Il sapore amarognolo indica che contiene sostanze che proteggono il fegato e il pancreas. È considerata una pianta depurativa e i fenoli vegetali stimolano la circolazione e insieme alla fibra aiutano a diminuire il colesterolo cattivo LDL. Anche la radice della cicoria si utilizza e per prima cosa ci ricorda il suo impiego come surrogato del caffè ai tempi di Napoleone, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Anche adesso si trova, specialmente in alcuni negozi bio, per chi è troppo sensibile al caffè. La cicoria ha anche proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Contiene dei tannini, una sostanza disinfettante e leggermente antibiotica. Andrebbe consumata principalmente cruda, perché con la cottura molte vitamine vanno perse. Se si cuoce, recuperate e bevete l’acqua di cottura, perché è ricca di minerali. (Non serve molta acqua per far cuocere le foglie). Io utilizzo le foglie esterne cotte e poi saltate in padella con olio, aglio e pomodoro, e i germogli interni crudi in insalata (le puntarelle). Il germoglio si deve tagliare a metà per il lungo e poi ogni parte si affetta pazientemente molto sottile. Perché le puntarelle abbiano un aspetto arricciato, si devono mettere in una ciotola con acqua molto fredda per un’oretta. Le puntarelle crude diminuiscono la velocità di assorbimento degli zuccheri e regolano la glicemia.
Le donne in gravidanza devono farne un uso moderato, così come chi soffre di ulcera o gastrite (le fibre aumentano la fermentazione). Meglio consultarsi con il proprio medico.
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